Extra-Lavoro, Extra-Valore - Comunità Collinare Valcerrina: NEWS
21/11/2011 |
Riunione del Gruppo di Lavoro al completo per condividere operativamente le strategie da porre in atto per la realizzazione del progetto:
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15/11/2011 | Due articoli interessati sul tema dell'immigrazione pubblicati dal giornale "La Stampa": | |
Sarà l'Asia la nuova America È in corso una rivoluzione epocale che ci toccherà tutti da vicino, ma di cui poco si parla, se non in termini superficiali e spesso condizionati dal pregiudizio. È quella che sta cambiando i flussi migratori in tutto il mondo. La crisi economica e i cambiamenti climatici stanno avendo un impatto contingente, frenando o accelerando alcuni spostamenti, ma il vero problema di lungo termine sta diventando la competizione tra i vari Paesi per la forza lavoro. Una gara che l’Occidente rischia di perdere, scivolando indietro nella scala della ricchezza globale. Per inquadrare il fenomeno partiamo dai dati dell’International Organization for Migration (Iom), l’agenzia partner dell’Onu specializzata nello studio e nella gestione degli spostamenti delle popolazioni. Al momento nel mondo ci sono oltre 241 milioni di immigrati internazionali: nel 2005 erano 191 e nel 2050 saranno 405 milioni, tanto per capire qual è la tendenza generale. A questo numero bisogna aggiungere oltre 700 milioni di persone che si sono trasferite all’interno dei confini del proprio Paese, portando ad oltre un miliardo il totale degli immigrati internazionali e nazionali. Dove sta andando questa enorme massa di esseri umani? In passato la strada sembrava obbligata: dal Sud verso il Nord del mondo, comunque volessimo poi definire queste regioni sul piano geografico. Quindi Stati Uniti ed Europa sembravano le destinazioni predilette. Ora sono in corso delle trasformazioni storiche, in parte contingenti e in parte di lungo termine. Sul piano contingente la crisi economica ha frenato i flussi, perché ci sono meno posti di lavoro da andare a prendere. Negli Stati Uniti, ad esempio, la disoccupazione tra i cittadini americani è al 9%, mentre quella tra i messicani è all’11,4%: ovvio che molti ispanici tornino a casa o non partano proprio. Anche il numero delle domande per la carta verde attraverso la lotteria è precipitato, dai 15 milioni dell’anno scorso agli 8 di quest’anno, ma questo fenomeno dovrebbe dipendere dal fatto che nel 2011 il Dipartimento di Stato ha vietato le richieste provenienti dal Bangladesh, che nel 2010 erano state 7,6 milioni. L’immigrazione legale negli Usa ha subito una leggera flessione, da un milione e 107 mila nel 2008 a un milione e 42 mila quest’anno. La crisi, però, ha avuto effetti simili anche in Europa e nei Paesi asiatici che importano forza lavoro, come Singapore, Malaysia e Thailandia, e si spera sia transitoria. Un fenomeno di lungo termine, invece, rischia di essere quello legato ai cambiamenti climatici, come ha scritto sulla rivista Science lo studioso dell’Earth Institute della Columbia University Alex de Sherbinin. L’Onu ha calcolato che nel 2008 20 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni a causa dei disastri naturali, e prevede che il numero potrebbe salire a 200 milioni entro il 2050. Il vero cambiamento epocale di lungo termine, però, riguarda i rapporti di forza tra i vari continenti, e quindi l’aumento dell’immigrazione dal Sud al Sud. Nel suo rapporto mondiale l’Iom nota che i Paesi del Golfo Persico stanno diventando un magnete per i lavoratori del Medio Oriente, così come Thailandia, Malaysia e Singapore per quelli dell’Estremo Oriente. Il Messico, da sempre visto come una fonte di emigrazione legale e illegale verso gli Usa, sta diventando una destinazione per i latino-americani. Stesso discorso per il Sudafrica nell’area subsahariana. In sostanza, a mano a mano che i Paesi emergenti crescono, i lavoratori delle regioni povere più vicine li scelgono come destinazione preferita, per ovvi motivi di comodità. Ma la cosa più interessante è che il fenomeno potrebbe riguardare presto anche la Cina, se è vero che la sua popolazione in età di lavoro diminuirà di 264 milioni tra il 2015 e il 2060. Se questa tendenza verrà confermata, anche il Paese più popolato al mondo diventerà un importatore di manodopera straniera. Dal 2000 al 2010 l’Asia è stata la prima «esportatrice di persone», con 65 milioni di partenze contro 30 milioni di arrivi: se anche Pechino comincerà ad attirare immigrati dall’esterno, i saldi potrebbero invertirsi. Perché tutto questo ci interessa da vicino? Perché le tendenze che abbiamo descritto minacciano di scatenare una competizione per la forza lavoro, di cui l’Occidente potrebbe pagare le spese. È vero che in tutta l’Europa, non solo in Italia, la gente si lamenta degli immigrati che vengono a «rubare il posto». Ma questa è una percezione sbagliata, anche sul piano numerico: la realtà è che tra breve rischiamo di doverli pregare, per venire. Secondo l’Onu, a causa del calo della fertilità, la forza lavoro nei Paesi sviluppati resterà ferma a 600 milioni di persone fino al 2050. Quella nelle regioni in via di sviluppo, invece, aumenterà dai 2,4 miliardi del 2005 ai 3,6 miliardi del 2040. L’Occidente avrà un disperato bisogno di attirare queste persone, per conservare i propri livelli di produttività e ricchezza: basti pensare che oggi in Europa ogni pensionato è sostenuto da quattro lavoratori, mentre nel 2060 il rapporto sarà di due a uno. Il problema è che gli immigrati di cui avremo bisogno saranno sempre più lontani, e forse non avranno più tanta voglia di venire da noi. L'articolo completo e gli approfondimenti sono disponibili all'indirizzo: http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/429859/ |
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Gli immigrati non sono un peso ma una risorsa fondamentale
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29/10/2011 |
In data odierna, presso la sede della Comunità Collinare si è svolto il primo meeting di confronto tra gli stakeholders impegnati nella realizzazione del progetto. La riunione ha avuto come obiettivo quello di condividere nuovamente gli obiettivi del progetto. E' avvenuta inoltre la presentazione del Tutor di Progetto che opererà sul campo di intervento e a stretto contatto con i destinatari del progetto. Nel corso dei prossimi giorni comincerà la fase di individuazione e avvicinamento di possibili immigrati da coinvolgere nella fase di formazione.
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21/10/2011 | Riunione del GdL interno di CampusLab per riverificare le linee guida del progetto da porre in atto con l'Ente assegnatario del finanziamento. |